Aristide Saggino non è soltanto ordinario di psicometria ed uno dei più validi e riconosciuti metodologi del nostro Paese, ma anche Presidente di una delle più importanti associazioni di psicoterapia italiane con 2600 soci e 300 allievi che ogni hanno frequentano le scuole che vi afferiscono. È in questa veste, che coniuga il rigore del metodo scientifico alla salute mentale, che lo intervistiamo.
D. Nel corso del 2014, Lei ha assunto la carica di Presidente dell’Associazione Italiana di Analisi e Modificazione del Comportamento e Terapia Comportamentale e Cognitiva (AIAMC): potrebbe dirci qualcosa in merito al ruolo di quest’associazione?
R. L’AIAMC, come recita il suo Statuto, è un’Associazione scientifica professionale volta a promuovere le tecniche basate sull’evidenza scientifica dell’analisi, della modificazione e della teoria comportamentale, e quindi della psicoterapia comportamentale e cognitiva, in tutti i settori e in particolare in quelli della psicoterapia; dell’insegnamento, dell’educazione e disabilità; della prevenzione, del benessere psicologico e della psicologia positiva; della formazione, dell’organizzazione e della prevenzione nel mondo del lavoro; della metodologia e della ricerca. L’AIAMC pertanto, ed è questo l’aspetto a mio parere principale, riconosce l’approccio scientifico basato sull’evidenza quale unico approccio allo studio, alla diagnosi e alla modifica del comportamento umano, psicoterapia inclusa.
D. Da Presidente di un’associazione che accoglie psicoterapeuti afferenti a un preciso indirizzo, crede che i “non addetti ai lavori” siano informati rispetto alla terapia psicologica e ai relativi indirizzi? Non crede che per i clienti sia difficile orientarsi nel momento della scelta di affidarsi a un determinato professionista?
R. Penso che i non addetti ai lavori non siano adeguatamente informati sulle differenze tra i vari orientamenti terapeutici, anche se internet certamente dà maggiori possibilità ai cittadini di reperire informazioni al riguardo. Come sappiamo, però, internet è anche un ambiente nel quale si trova tutto ed il contrario di tutto e non tutte le informazioni reperibili su internet sono scientificamente valide. Pertanto, rimane difficile per il cittadino comune orientarsi tra le diverse terapie psicologiche. Informare i cittadini al riguardo è un altro degli scopi della nostra Associazione.
D. Sempre più spesso si sente parlare di EMDR. Per certi versi presenta delle somiglianza con alcune modalità classiche di psicoterapia cognitivo-comportamentale. Che cosa ne pensa?
R. Come io ed un collega (il dott. Angelo Collevecchio) abbiamo recentemente scritto nel nostro libro Psicoterapia e metodo scientifico. Un’analisi critica” (Franco Angeli), quello della validazione delle psicoterapie rappresenta un problema fondamentale della nostra società in quanto non si può pretendere che siano solo i farmaci a dimostrare di essere innocui ed efficaci. Per quel che riguarda la EMDR è sicuramente una terapia validata relativamente al disturbo da stress post-traumatico (PTSD), come indicano le linee guida dell’ ente britannico National Institute of Clinical Evidence (NICE). Non è però l’unico trattamento considerato valido per tale tipo di disturbo (le linee guida del NICE indicano quale trattamento empiricamente validato anche la psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sul trauma). Se un tipo di psicoterapia o una tecnica psicoterapeutica è ritenuta valida in un settore, questo non significa che lo sia anche in altri. In un recente numero di The Psychologist, organo ufficiale della British Psychological Society, il presidente della Società Inglese di EMDR ha dichiarato sostanzialmente che essendo la EMDR validata dal NICE per il trattamento del PTSD ed essendo i traumi alla base di tutti i disturbi psicologici è evidente, di conseguenza, che la EMDR può essere considerata valida ed efficace per tutti (o quasi) i disturbi. Questa è un’affermazione assolutamente non scientifica e men che meno basata sull’ evidenza empirica. Sarebbe come affermare che un antidolorifico può essere utilizzato in medicina per tutti i tipi di dolore, tumori inclusi, senza alcuna distinzione, anche se è stato messo a punto per il mal di testa.
D. Il sito dell’AIAMC riporta che l’Associazione riconosce alcune scuole di psicoterapia. Quali sono i requisiti che sottendono ad un tale riconoscimento?
R. L’AIAMC riconosce solo scuole che mantengono adeguati standard di scientificità e di serietà, che impieghino docenti e supervisori riconosciuti dall’Associazione e seguano i criteri stabiliti dall’AIAMC per lo svolgimento degli esami e per l’ammontare delle ore di lezione e di supervisione. Tali criteri coincidono sostanzialmente con quelli previsti della European Association for Behavioural and Cognitive Therapies (EABCT) di cui l’AIAMC fa parte.
D. Oltre che Presidente dell’Associazione, lei è professore all’Università di Chieti-Pescara. Crede che debbano svilupparsi maggiori sinergie tra il mondo accademico e quello psicoterapeutico? Se sì, in che modo?
R. Penso proprio di sì. Il mondo della psicoterapia ha bisogno di un’iniezione forte di scientificità e a questo il mondo accademico può contribuire con l’aiuto di quei tanti validi colleghi che operano nell’ambito della psicologia clinica e della psicoterapia che condividono tale approccio.
D. Al recente convegno SOPSI sembra che sia stato inviato dal mondo della psichiatria un messaggio forte: quello di integrare trattamenti farmacologici con interventi psicologici (psicoterapia, interventi psicoeducativi e di promozione della salute). Dal suo punto di vista questo avviene davvero?
R. Questo non sempre avviene, ma è fortemente auspicabile. La ricerca attuale dimostra l’efficacia non solo della psicoterapia e degli psicofarmaci, ma soprattutto l’efficacia di un utilizzo sinergico di entrambi.
D. Parliamo di strumenti per la diagnosi clinica. Come mai ci sono ancora così tanti psicologi che si tengono alla larga dai test?
R. Questo rimane un mistero tipicamente italiano. A lezione dico sempre ai miei studenti di non iniziare alcun tipo di intervento psicologico senza una diagnosi adeguata, effettuata anche con i test psicologici in quanto questi rappresentano l’unico strumento oggettivo di valutazione e diagnosi di cui lo psicologo disponga. Uno psicologo che non sappia utilizzare i test psicologici corrisponde ad un medico che non sappia leggere gli esami del sangue.
D. Pochi giorni fa, nel corso del programma televisivo “Le Invasioni Barbariche” condotto da Daria Bignardi, sono state utilizzate tavole dal Rorschach®-Test per intervistare la cantante Arisa. In che modo si dovrebbe tutelare la professione dello psicologo in questi casi?
R. È evidente che i test psicologici sono degli strumenti professionali che non dovrebbero essere utilizzati, o anche solo mostrati, al di fuori dei contesti professionali per i quali sono indicati. Penso che sarebbe auspicabile da un lato una legislazione più severa e dall’altro una maggiore applicazione delle norme già esistenti.
FONTE: https://qi.hogrefe.it/it/rivista/intervista-ad-aristide-saggino/